martedì 28 dicembre 2010

L’uomo perfetto è quello che ha il nome perfetto?


Nella vita di ogni femmina che si rispetti c’è una fase, quella che sta a cavallo (e vabbuò, non facciamo facili battute) tra la fine dell’infanzia e l’adolescenza spinta, nella quale le possibilità di accoppiamento con i rappresentanti dell’altro sesso vengono valutate e analizzate sulla base di un parametro infallibile, per quanto empirico: il nome di lui.



Algoritmi complessi e inesplicabili vengono sviluppati sul mucchietto di lettere che costituisce l’etichettatura sociale del povero disgraziato.



Nessun problema per i Marco, Andrea, Alessandro, Francesco. Sono oggetto d’amore imperituro e senza tentennamenti. Tutte le ragazze sognano il primo bacio con uno di loro.
Il mio preferito era Lorenzo (ero originale pure allora) ma, nella fascia di età tra i 6 e i 46 anni, non si trovarono esemplari accessibili così etichettati. La solita sfigata.
 
Sull’importanza del nome di lui, ai tempi, sviluppai una teoria. Infallibile, come tutte le teorie che non ammettono dimostrazione (il teorema di Fermat, al confronto, era una barzelletta).
Svolgimento: un nome di maschio, per essere buono, deve essere pieno di “r”. Meglio ancora se stanno sia nel nome che nel cognome. Non ne parliamo, poi, se, oltre al nome, c’è pure un secondo nome pieno di “r”.
 
E’ capitato, pure, che l’ho trovato uno con il nome perfetto. E ci siamo lasciati.
 
Abbandonate illusioni e sogni di gioventù, con il tempo, si impara che è meglio non fare tanto le schizzinose; e finisce che qualcuna si fidanza pure con un giacomo qualsiasi.
E’ successo davvero, l’ho visto con i miei occhi.
No, per me niente giacomi. Io sono semplicemente rimasta zitella.
 
(oh, giacomi, non v’incazzate. Niente di personale, si capisce. Si fa così, tanto per scrivere due scemità.)
 
Poi, un giorno, capita che ti passano, scandendo titolo e nome per intero, la chiamata di un collega; uno con cui lavori da un po’ di tempo, archiviato come <<piacione-ricciobiondoocchiazzurri>>, sottocartella <<aperitivostracciapalle>>.
Ergo, uno da evitare come la peste … con il nome più perfetto (lo so che non si dice, ma qui è una licenza romantica) mai sentito in questa parte del mondo.
(quelli dell’altra parte, i nomi intendo, non li capirei)
Due nomi e un cognome da urlo.
 R in ogni dove.
Da brividi.
 
Fortuna che i 16 anni, ma pure i 26, ma pure i 36, sono passati.

Ma da mo’.

 

martedì 21 dicembre 2010


I sogni, secondo Freud e la sua progenie psicoanalitica, sono il mezzo con il quale il nostro subconscio comunica con noi.

Ecco, a tale proposito, volevo dire al mio subconscio:

NON SI CAPISCE UN CAZZO

giovedì 16 dicembre 2010


Lui è un mio amico.


Lo era. Ci siamo persi di vista, ma lo era.


A molti non piaceva, ma era mio amico. C'è stato un momento, difficile per me. Lui, in qualche modo, ha capito che stavo male e non mi ha mollata fino a che non mi ha visto di nuovo salda sulle gambe. In un modo tutto suo, discreto, mi è stato accanto.


 


L'hanno operato al cuore e adesso sta di nuovo bene.


 


Il cuore, lui l'ha sfiancato a forza di fuggire. Da se stesso. 


Il suo era un continuo voler stare in un posto diverso da quello in cui si trovava.


Aveva un lavoro e ne cercava altri, migliori, più prestigiosi.


Era a cena e voleva stare da un'altra parte, con altre persone.


Ha avuto cento fidanzate, mai una per volta.


 


Io. Io ho un cuore forte, abituato alla fatica.


Il mio è un cuore deforme, ma forte.


Il mio cuore, quando non deve correre, lo tengo fermo qui, tra queste mura, tra queste lenzuola.


Vuole stare esattamente dove sta.


 


E' stato un po' di tempo fa che ho deciso che sarei rimasta solo dove volevo davvero stare.


 


Spero che anche il cuore del mio amico, adesso, stia bene dove si trova.

mercoledì 15 dicembre 2010


Questa cosa qua sotto, l'ha scritta Avvocanzo.
 


E' una delle considerazioni più interessanti mai scritte sulle relazioni tra uomini (nel senso di maschi) e donne (nel senso di femmine). 
Fatta eccezione per quelli di canale 5.



http://codiceincivile.splinder.com/post/23696728/gli-uomini-sposano-le-sciacquette 

...

Ciò che accomuna stronzi, stronze, perfettini, vergini, gatte morte e sciacquette, sono le macchie nell'anima provocate da ogni cambio di letto.

Perchè due persone che vanno a letto insieme entrano l'una dentro l'altra. E dentro le persone ci sono le anime (proprio lì, di fianco - rispettivamente - alle ovaie e alla prostata).

...


lunedì 13 dicembre 2010


E' natale. Più o meno.
 


E' possibile percepirlo dal sensibile aumento dell'illuminazione stradale e dell'idiozia di contesto.


Un indicatore infallibile è, poi, l'esponenziale aumento del numero di inviti a cena, pranzo, aperitivo delle sette, happy hour delle sei, té delle cinque, caffè delle tre, tramezzino di metà giornata.



Perchè tutto ciò accada è questione da indagare.


 


Cari voi che mi invitate, non ci riuscite proprio a mangiare da soli in questo periodo? 


 


A cosa si deve l'insorgere della incomprimibile, irrefrenabile, ineluttabile, imprescindibile, inenarrabile, inconsulta (e vabbè, quella) voglia/necessità di vedermi per farmi gli auguri e stampare baci (va da sè) unti sulle mia guance ... e buon natale e ti auguro ogni bene e siamo tutti più felici?


 


Quelle che seguono le possibili risposte:


 


Lo si fa per corrispondere ad un ruolo sociale e mantenere/rafforzare ottime relazioni in campo professionale (fatica sprecata, in genere).


 


Perchè così si fa, e basta. E poi perchè tutte queste domande che fanno male, accentuano le rughe di espressione e possono compromettere il lifting nuovo nuovo (e c'hai ragione pure tu).


 


Alcuni devono farlo perchè, altrimenti, senza il natale, la pasqua, il ferragosto, i compleanni, gli anniversari, proprio non riuscirebbero a dare un senso alla propria esistenza (vuoto di senso - i giorni dell'abbandono).


 


E vabbè, poi ci sono i deficienti, quelli che proprio non ce la fanno a superare l'infantile attaccamento alla festa.


 


Infine, ci sono quelli che diffondono inviti per porre le basi della "tradizionale scopata di natale".
Il principio è lo stesso della pesca a strascico.
E noi vogliamo condannarli per questo?
no davvero.
E' natale, è natale, si può dare di piùùù.


 


Il fatto è che, io, il natale non lo "sento", mannaggia.
E non sento nemmeno il telefono. 
Chest'è.

giovedì 25 novembre 2010

Possiedo uno dei culi più rotondi esistenti in natura e sono piena di spigoli.

Il nuovo Ipod nano pesa 21,1 grammi.
Il peso di un'anima, o poco di più.

lunedì 22 novembre 2010

Terra, il terzo pianeta in ordine di distanza dal Sole ...


Alla domanda su cosa faccia per distrarsi quando non è impegnato in qualche indagine, considerata la sua vita blindata, Nicola Gratteri ha risposto: "zappo la terra".
Così, semplicemente.



In effetti lui ha una bella faccia da contadino intelligente.



 



Lo capisco.
Io vengo da un posto nel quale la terra è importante, perché ha dato da mangiare a generazioni di contadini, che hanno cresciuto figli che sono andati via per lavorare sulla carta e sugli schermi di un computer.
Ma la terra, per chi viene da quelle famiglie, resta la cosa più importante.
 Si vede da come è facile per noi toccarla, da come, per non sentirne la mancanza, riempiamo di piante ogni centimetro della nostra vita di città.
In ufficio gira voce che per me sono più importanti le piante che ho nella stanza che le persone. Non è del tutto priva di fondamento.
  
Per quelli come noi, il furto di terra è il crimine che non può essere perdonato.
Per questo, pur non essendo filo - palestinese, né anti - israeliana, penso che l'esproprio della terra palestinese sia uno sfregio dal quale non può venire che sangue, dolore e lacrime. Perché, anche se non l'ho mai toccata quella terra, posso immaginare il dolore da amputazione di un intero popolo.
Non ne può venire niente di buono.
 
Serata di pioggia e pensieri strani.
C’è un alto tasso di umidità nell’aria. Una nebbia che confonde le connessioni neuronali, oltre che i capelli.
Da un campo profughi, visto di sfuggita ai margini della capitale giordana, sono finita sul Pianeta Arrakis  (Dune), il solo luogo di estrazione della "spezia".

Un giorno ci ammazzeremo per l'origano da mettere sul pane e pomodoro.

Chi controlla "la spezia", controlla l'universo.

 

[Non si è capito niente, lo so. Ma questo è il mio blog e, se voglio, posso scrivere cose incomprensibili, neanche intelligenti.]

 

mercoledì 27 ottobre 2010

Anna e Alessio, tre metri ...



“Quello che per quasi un anno intero aveva formato per Vrònskij esclusivamente l’unico desiderio della sua vita, che aveva sostituiti in lui tutti i desideri di prima; quello che per Anna era un impossibile, orribile e tanto più incantevole sogno di felicità, quel desiderio era soddisfatto.”



 



Lui che scrive è Lev Nikolaevic (Leone di Nicola) Tolstoj, Jasnaja Poljana 1828 – Astapovo Rjazan 1910.



 



Un altro, forse pure scrittore, oggi avrebbe scritto probabilmente “fecero sesso”. Per uno scrittore emergente di mezza età, giovanilista, Anna e Vrònskij  “trombarono” con reciproca soddisfazione.



 



Non si smetterà mai di leggere Anna Karenina.



E neppure di rileggerlo a quarant’anni, perché certi libri non puoi leggerli a vent’anni, è un esercizio inutile.
 



Poi, la storia è finita come è finita.



Oggi Anna Arkàdjevna (Anna di Arcadio) Karenina non si sarebbe suicidata, nossignore. La sua analista le avrebbe spiegato che Aleksjéj Kirìllovic (Alessio di Cirillo) Vrònskij non era che un narciso, incapace di amare altri che se stesso, la personalità irrisolta di un bambino insicuro bisognoso di continue conferme per superare il trauma di non essersi sentito amato e accudito a sufficienza dalla madre.



Forse si sarebbe messa a dieta, tagliata i capelli e comprata un paio di stivali nuovi con la carta di credito del marito direttore generale.



Forse.



 



Quello che è certo è che il gorgonzola dà dipendenza.
E non è sano mettersi a scrivere scemità con il colesterolo in circolo e il senso di colpa che avanza.
(Leone e Natalia Ginzburg mentre traducevano e scrivevano la prefazione erano a digiuno, di sicuro).



 

martedì 28 settembre 2010

Categoria: scazzi
Serie: facciamoci un po' di amici


In giro non si contano più i post e i profili, che citano o riportano il verso della Merini "sono una piccola ape furibonda".
A tale proposito vorrei dire una cosa, questa qua.
E BASTA!

Magari, se ci si prova, si riesce pure a trovare qualcosa di più originale, tipo:

sono una piccola coccinella sfrantecata /
mosca scassacazzi /
calabrone scriteriato e grasso /
zanzara schiattata contro il muro con macchia di sangue indelebile (evaffanculo)
.
Qualunque cosa, fate voi, animali e imprecazioni si sprecano se vi applicate.

E, a buon peso, parliamo pure di quelli che per presentarsi scrivono "sono un tipo solare".

Che minchia significa, eh?!
 
"vuol dire che sorridi alla vita e la vita ti sorride."

Ah si? Ma dai?! Ma che davero davero?!

NO

Tu ridi a sproposito, ridi perchè non capisci niente, ridi perchè hai una marea di amichetti deficienti come te su facebook e pensi di essere popolare e invece sei solo ... solare. Appiccicoso come una crema solare, di quelle che appena la metti ti si "azzecca" la sabbia addosso e ti graffia tanto che devi farti subito una doccia per farla andare via.
E un'altra cosa.
Sono quelli solari che, in genere, scrivono nel linguaggio dei subnormali che
tvtbammtitma (tivogliotantobeneassaimamitromboiltuomiglioreamico) perkè me lo a (rigorosamente senza h) kiesto.

Eh, oggi va così.
Sono antipatica?
E pazienza, ce ne faremo tutti facilmente una ragione.

E' pure vero che questo è un momento difficile per me.
Cercate di comprendere.
Ho fatto il cambio di stagione nella scarpiera.
E li ho visti.
Ho visto tutti i sandali che non ho mai messo quest’estate e so che questo può significare solo due cose:
1) ho troppe scarpe
2) non sono uscita abbastanza spesso da metterle tutte.

venerdì 24 settembre 2010

giovedì 16 settembre 2010


La partita te la devi giocare con le carte che ti sono capitate.
Non ti piacciono? Quelle sono. Niente storie, niente lagne.
Poteva andare meglio, come no. Oppure peggio.
Però è da quelle che devi partire; e puoi solo andare avanti a giocare e superare confini. Quelli reali, e cambi città, persone, luce; e quelli invisibili, che sono solo nella tua testa.
Tutto qua, niente di che. Niente di più.

E’ un po’ come quando pensavi che non avresti mai messo sandali-gioiello con il tacco alto. Mai... Poi, lo fai e pensi che, in fondo, non sono così male.
Fuori si vede un cambiamento limitato alle estremità inferiori, ma dentro di te hai attraversato le valli del disonore e della vergogna e sei sopravvissuta.
Alla fine hai capito che non potrai mai essere come lady Oscar. Non sei nobile francese, alta, bionda e con un’uniforme da colonnello della guardia reale che ti sta da favola. Nella culla non ti hanno messo un fioretto, al massimo una “medagliella e un corniciello”. Non sei innamorata di uno bello come Hans Axel von Fersen, e non c’è Andrè che ti sbava dietro.

E, allora, pensi che ti sei fregata per la vita con questa storia dell’eroina bella e impavida, che sei una sfigata come tante e ti metti ‘sti tacchi e fanculo a tutti.


Che cazzo ti guardi? Chiudi la bocca va, che fa corrente nel cervello.

 

domenica 22 agosto 2010

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via."

La luna e i falò - Cesare Pavese

mercoledì 11 agosto 2010


Ci sarà sangue nei vicoli, e puzza di aceto e vino.
Viene pure la CNN.

martedì 3 agosto 2010

zitella al limone *


io sono.



E non è solo (e non è sempre) una condizione sociale. E’, piuttosto, uno stato dell’anima.



Non è che sia, poi, così brutta la faccenda.



Il limone è aspro, vero, ma rinfresca e disinfetta. E non è poco di questi tempi.



 



 



*l’ha inventata lui, questo qui http://coianiscazzi.splinder.com/post/23072579/il-mostro, che è uno bravo a scrivere.



 

un gatto...





aggrappato ai coglioni. ahi

lunedì 2 agosto 2010

Sono tempi incerti.
E, incerti sono pure i miei capelli, che seguono traiettorie contorte, in direzione variabile e contraria.



mercoledì 28 luglio 2010

Le sicurezze sono transitorie.
Le mie vanno talmente veloci che non vengono nelle foto.

[si era giovani e o' zulù insegnava, se ti muovi veloce non vieni nelle foto segnaletiche]

lunedì 19 luglio 2010

la "donna-cimitero"

Per arricchire la carrellata sulle tipologie umane che popolano il circo nel quale lavoro  oggi ci soffermeremo su un esemplare di femmina che possiamo definire la  “donna cimitero” (da qui in poi, DC).
Non ci si deve lasciare intenerire dalla definizione funeraria. Prima di lanciarsi in un “poverina è tanto triste e sola”,  provate ad andare oltre le apparenze di questo donnino con la scarpa a mezzo tacco, i pantaloni con le pences, lo scollo a V coperto da un foulard (teribile!) e l’espressione perennemente afflitta di chi “ha passato un guaio”. 

Parentesi.
Quante volte ancora dovrò spiegare che il pantalone a vita alta o, peggio, con le pences non aiuta a snellire la figura? Sono stanca.
Per l’ultima volta.
Se c’hai il culone (e ce l’hai, senti a me) la soluzione è la “vita bassa”… in tutti i sensi.
Il pantalone a vita bassa, appoggiando sul giro-chiappa, spezza la figura e produce l’effetto snellente tanto agognato da torme di femmine mediterranee in lotta perenne contro l’adipe localizzato.
E' un effetto ottico, d'accordo, ma non lo sono anche le tette strizzate nel reggiseno a balconcino?
Fine parentesi.

 
Torniamo a noi.
La DC è, in realtà, la variante perniciosa di una categoria già di per sé perniciosa, ossia la “gattamorta”.

La DC esercita, con professionalità e dedizione, la Regola di vita, quella che è mirabilmente sintetizzata dal brocardo napoletano (lo so, non esiste il brocardo napoletano, ma la sintetica e antica massima giuridica, tanto concisa quanto chiara, prevalentemente di tradizione latina, ci sta tutta):             

chiagne e fotte.


Sul viso la perenne maschera  da “santamariagoretti”, si aggira mesta per i corridoi cercando la sua preda preferita: il maschio depresso e irrisolto.

Le lusinghe di una vita fatta di pantofole e dedizione assoluta esercitano sul malcapitato una fascinazione irresistibile, che va a sommarsi alla convinzione che la DC sia, per sua natura, casta e morigerata; anche perché quando ella si concede mantiene quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così… quella che “Non lo fo’ per piacer mio ma per dar dei figli a dio”.
See, proprio.

Comunque, a questo punto il maschio depresso e irrisolto (e quindi, quel broccolo del mio amico) è spacciato. Da adesso in poi, rinchiuso nella tana della DC, lancerà messaggi strazianti che sembrano il verso del maiale quando si accorge che è quasi natale e il suo tempo è giunto.

C’è una via di fuga, una soltanto.
Un’altra DC, di un altro dipartimento, che, orologio biologico alla mano, sente il richiamo del maiale.


E amen

venerdì 16 luglio 2010


Ho capito una cosa, questa qua.
Quando ti dicono che il tuo corpo ha un'eleganza naturale vuol dire che non hai tette.
Sapevatelo.

mercoledì 30 giugno 2010

Dal dolore delle ferite aperte, al bruciore delle escoriazioni.
Si guarisce, eccome, ma si perde sensibilità.
Esponiamo cicatrici.
Ecco.

martedì 25 maggio 2010

materiali

“Io sono Giulietta
e sono fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni”


 [liberamente tratto da Shakespeare] 
 


E io sono Carmela/Filomena/Assunta/Teresa
e sono fatta della stessa materia del ragù: carne macinata



 [liberamente pensato da puroteatro]

venerdì 30 aprile 2010

non può durare


Faccio una vita di merda, ma è una bella vita.
Ho una bella casa e, quest'anno, il tarrazzino è perfetto per il caffè e i giornali.
Ho bei libri da leggere e poco tempo.
Ho un bel culo, rotondo (pare) in un modo che neppure la corsa riesce a schiacciare.
Ho un letto nuovo, bello pure lui, fatto di legno massello, solo legno, semplice e solido.
E la sera, quando esco dall'ufficio, il profumo delle zagare.
Non può durare, ma è bello davvero.

domenica 11 aprile 2010

Basilicata coast to coast


Si, la Basilicata esiste.
E' un po' come il concetto di dio, ci credi o non ci credi. Io ci credo nella Basilicata...


Lo so, è un po' prematuro, siamo solo ad aprile, ma questo è il film più bellino dell'anno.

...e comunque alla Basilicata non interessa di entrare in Europa ... casomai in Asia ... Minore.



lunedì 22 marzo 2010

Resort e risorte


Considerazioni e riflessioni:

in presenza di acqua di mare riscaldata per la talassoterapia i miei capelli hanno reagito (uso il termine come si farebbe in chimica).


Entropia



 (la misura del caos di un sistema fisico e, più in generale dell'universo).


Difficile descrivere quello che ho visto allo specchio, al risveglio sabato mattina.
Finalmente, però, ne hanno preso coscienza tutti, anche quelli che di solito minimizzano.
 <<è una tua ossessione>> dicono, ma li ho visti sbarrare gli occhi e distogliere lo sguardo, li ho visti.
 
Mi piace il mio corpo. Nudo rende molto di più... dopo un massaggio, quando la pelle è liscia come seta e profumata ... è più vicino oggi al mio ideale estetico di quando avevo 20 anni.
E vabbuò, forse sono ancora sotto l'effetto dei fumi degli oli essenziali.
 
Il mio modello è decisamente Audrey Hepburn (all'anagrafe Audrey Kathleen Ruston)
… da vecchia, è ovvio.
Mi dicono <<agli uomini non piace, è un’icona solo femminile>>.
Embè, piace a me.
Piacere a me è molto più importante che piacere a uno che, nella migliore delle ipotesi, a stento tiene a bada l’ormone di fronte a una qualunque esponente del tuo stesso sesso … nella peggiore,  ha fatto dell’”ammasso” la regola di gestione del magazzino.
 
Accadimenti:

<<signora (signora!?), sa che nel nostro resort ha soggiornato George Clooney!>>
…e sti cazzi !?     (il primo pensiero che mi è venuto in mente).
…e chi te l’ha chiesto!?     (il secondo)
…stava col maiale o con la velina!?     (il terzo)
…ma quanto fa schifo la tisana allo zenzero!?    (il quarto)
 
nella sala relax c’erano luci soffuse che riproponevano il ciclo della luce (From Dusk Till Dawn…) e si sentivano gli uccellini… gli uccellini…
ho pensato a un fucile e all’anticipo che devi imparare a calcolare quando spari, per prevedere la traiettoria e colpire il bersaglio… l’anticipo e il respiro, poi tira il grilletto verso di te, senza forzare, opponi una forza contraria per contrastare il rinculo…
…e lo so, lo so, però ognuno si rilassa a modo suo.
 
Indovinello:

cosa ci fa una matiz grigio sporco (più sporco che grigio), ammaccata su un lato, con la tappezzeria rotta, (ecchecaz.. mariblu, almeno lo stecchino incastrato a reggere il pulsante dello sbrinamento potevi cambiarlo!), tra una jaguar e un suv nel parcheggio di un resort?
 
Conclusioni:

Insomma, sono riuscita a partire ed è andata di lusso ( what else?!)... nonostante l’oroscopo di fox e i cerchi che si chiudono, o forse ancora no.

giovedì 18 marzo 2010

le parole di una canzone che non ti piace, alle volte...


Accompagnarti per certi angoli del presente,
che fortunatamente diventeranno curve nella memoria.
Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente,
ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.

("Viaggi e Miraggi", F. De Gregori)



Imparare la pazienza

Esercitare l'astrazione

Rialzare la guardia

Riprendere fiato

Occhi bassi e continuare a camminare
 

domenica 28 febbraio 2010

21,9 "stronzissimi" chilometri

Sembrano pochi.
A me sono sembrati lunghi una vita.
E io li ho fatti tutti, passo dopo passo, imprecazione dopo imprecazione...ma ci sono arrivata alla fine.

Ero bellina assai all'arrivo, si si.

mercoledì 24 febbraio 2010

autocoscienza


<<...perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente. >>
La coscienza di Zeno  [Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz (1861 – 1928), scrittore italiano]




Vabbuò...

venerdì 12 febbraio 2010

NO KIDS o Child Free, come vi pare, basta che non rompono

Non mi piacciono i bambini.
O meglio, mi piacciono quando sono molto piccoli e solo in braccio ai loro genitori.
Ho cominciato a detestare pure la bimba della mia amica, da quando ha tirato giù tutta la collezione di attacchini (id est magneti) dal frigorifero e ha rovinato i porcellini di ceramica che avevo comprato a Maratea.
Da allora ho fatto in modo che non entrasse più in casa mia. 

Per evitare future, devastanti, incursioni ho trasformato la casa in un campo minato, spigoli e pericoli dappertutto.
Così, nel caso, potrò dire all'amorevole genitore di stare mooooooooolto attento al criaturo, che non rispondo di ferite lacero-contuse o bozzi in testa.

E già me la vedo, la mamma di turno: "ma quando metterai la testa a posto!?".

Eh

A quasi quarantanni, e dicasi quaranta (marò, a numero non riesco a scriverlo!), mi vieni ancora con la storia della testa a posto?!.

Al mio orologio biologico manca qualche rotella, non ha mai funzionato granchè, e adesso credo si sia proprio suicidato.

Niente, per me, è più vicino all'idea dell'inferno di una casa cosparsa di pannolini sporchi (un mio amico chiama il figlio appena nato "barattolo di cacca"...significherà pure qualcosa!), nottate insonni, criaturi urlanti.

Per non parlare, poi, del fatto che dovrei rinunciare alla mia pancia piattissima, vanto e orgoglio di questa piacente signora di mezz'età, sportiva e ben tenuta.

Lo so, lo so... 
santa romana cattolica apostolica (e quant'altro) ecclesia, quelle come me, un tempo, le avrebbe mandate al rogo, bollate come streghe.
Adesso, invece, giriamo libere e indisturbate - tra la brava gente di questa bella società - a spargere il dubbio che fare l'incubatrice non è proprio il sogno di felicità di ogni donna.

Comunque, bando alle ciance, è quasi San Valentino!

Sono zitella (da circa quarant'anni appunto, se si esclude qualche breve parentesi romantica che, però, non ha lasciato conseguenze serie).
Non ho mai festeggiato la fausta ricorrenza. Nemmeno a 14 anni (sarà che, ai tempi miei, moccia non c'era? chi può dirlo?).
La vivo con lo stesso entusiasmo che sente un operaio dell'alcoa di fronte alle foto di una festa al billionaire.

La volpe e l'uva, direte voi.
Forse avete ragione... o, forse, no.

Comunque, la vecchia carampa qui scrivente vi augura ogni bene e se ne va fuori dalle balle per qualche giorno...per non soffrire, certo.
 
(in fondo, senza:
cioccolatini, cuoricini, bacini, miamimaquantomiami, tiamissimotantissimo
... sbrighiamocico'stacenachec'hoiltranschemiaspettaesono300euriaora...
che vita è?!). 

Affogherò nel barbaresco e nello stracotto il dolore e la solitudine.

Vabbuò, più o meno...

cerea né!

 


 

martedì 9 febbraio 2010

La parola "attore" può significare poco o niente quando si parla di lui


Toni Servillo, ieri sera al Teatro Valle, con le "LETTURE NAPOLETANE".

http://www.teatrovalle.it/index.php/teatriuniti/letturenapoletane.html


Una sopra tutte: 

 "Fravecature" (muratori) 
di Raffaele Viviani - Canti del lavoro

...

E' muorto?!- E' muorto!
D''o quinto piano. 'All'anneto.
Nu pede miso stuorto.

P''o schianto, senza chiagnere,
s'abbatte e perde 'e senze.
E' Dio ca vo' na pausa
a tutte 'e sufferenze.
...

[ E' morto? - E' morto
Dal quinto piano. Dall'impalcatura.
Un piede in fallo

Per lo schianto, senza piangere,
è caduto e ha perso i sensi.
E' Dio che ha voluto una pausa
da tutte queste sofferenze ]


giovedì 28 gennaio 2010

Lasciamoci così, senza rancore...

Certo, bruttarello eri bruttarello forte... e pure un poco scassambrella.
E non volevi uscire mai, e mi lasciavi a terra nei momenti difficili, e sbuffavi sempre, ogni volta che si doveva partire.
Però, mi ero abituata a te...e tu a me.
Prima o poi, si sa, tutte le storie finiscono.
Arriva sempre uno più giovane e potente.
...e 'mo è arrivato.

T'ho ROTT'AMATO


28012010






lunedì 18 gennaio 2010

Per un pugno di dollari...



Quando una donna con i pantaloni incontra una donna con la gonna, quella con i pantaloni è spacciata

...epperò, a mettere una gonna ogni tanto siamo buone tutte, pure io.

... se, poi, esibisco il cerotto sulla sbucciatura al ginocchio, ti scateno contro pure l'istinto protettivo del maschio nei confronti della femmina ferita e sofferente.
(l'effetto vedo non vedo, sotto la calza, è devastante...in tutti i sensi)

Mi dispiace, bella, per oggi non c'è partita.




<<...bisogna saper perdere,
non sempre si può vincere...>>





(marò, nun se pò guardà, ma non riesco a fare a meno di appiccicarlo...la fascinazione del trash...rischio la sindrome di Stendhal... o era quella di Stoccolma?)
 

giovedì 14 gennaio 2010

Fa male








… non è niente, è solo l’aria fredda che ferisce i polmoni.


Il cuore risponde al dolore e batte sempre più forte.


Le gambe vanno, ma non devi pensarci, mai.


Appena fermi il pensiero, le gambe smettono di correre.



Continua a guardare la strada.


Non puoi capire quanto è bello correre se non sei stato qui, tra questi viali, la sera, quando fa freddo e la luce dei lampioni si nasconde dietro alla foschia azzurra.


Senti l’odore del freddo e ti piace.


Il rumore dei passi, sulla terra umida e coperta di foglie, come fossero lontani.


Il resto è solo silenzio, e il respiro da guardare.



Puoi solo correre.


 


[7 gradi in più rispetto alla temperatura esterna, tanti dovresti sentirne]


 


Sono gli ultimi metri. Lo sai.


Le gambe lo sanno, sono stanche.


Una svolta e l’ultimo viale, in salita. Di fronte la Palazzina Borghese e, poi, il cancello.


Sono gli ultimi metri. Le gambe lo sanno e, sorprendentemente, vanno più forte, più veloci.



E’ un attimo.



Adesso sei ferma, ma il cuore ancora non l’ha capito e continua a battere forte.


Poi si calma.


Rialzi gli occhi; per tutto il tempo hanno guardato solo la strada e i tuoi piedi.


Vedi di nuovo.


 


E’ finita, anche questa volta.


Anche questa volta, sei arrivata fino in fondo


 


…e con un tempo di tutto rispetto.


 


martedì 5 gennaio 2010

pensieri e promesse


Il primo pensiero dell’anno:  
                                            MAVAFFANCULOVA!

È il 5 gennaio e, questo, è ancora il primo pensiero al risveglio.

Il nuovo anno promette bene, sì sì.