martedì 28 dicembre 2010

L’uomo perfetto è quello che ha il nome perfetto?


Nella vita di ogni femmina che si rispetti c’è una fase, quella che sta a cavallo (e vabbuò, non facciamo facili battute) tra la fine dell’infanzia e l’adolescenza spinta, nella quale le possibilità di accoppiamento con i rappresentanti dell’altro sesso vengono valutate e analizzate sulla base di un parametro infallibile, per quanto empirico: il nome di lui.



Algoritmi complessi e inesplicabili vengono sviluppati sul mucchietto di lettere che costituisce l’etichettatura sociale del povero disgraziato.



Nessun problema per i Marco, Andrea, Alessandro, Francesco. Sono oggetto d’amore imperituro e senza tentennamenti. Tutte le ragazze sognano il primo bacio con uno di loro.
Il mio preferito era Lorenzo (ero originale pure allora) ma, nella fascia di età tra i 6 e i 46 anni, non si trovarono esemplari accessibili così etichettati. La solita sfigata.
 
Sull’importanza del nome di lui, ai tempi, sviluppai una teoria. Infallibile, come tutte le teorie che non ammettono dimostrazione (il teorema di Fermat, al confronto, era una barzelletta).
Svolgimento: un nome di maschio, per essere buono, deve essere pieno di “r”. Meglio ancora se stanno sia nel nome che nel cognome. Non ne parliamo, poi, se, oltre al nome, c’è pure un secondo nome pieno di “r”.
 
E’ capitato, pure, che l’ho trovato uno con il nome perfetto. E ci siamo lasciati.
 
Abbandonate illusioni e sogni di gioventù, con il tempo, si impara che è meglio non fare tanto le schizzinose; e finisce che qualcuna si fidanza pure con un giacomo qualsiasi.
E’ successo davvero, l’ho visto con i miei occhi.
No, per me niente giacomi. Io sono semplicemente rimasta zitella.
 
(oh, giacomi, non v’incazzate. Niente di personale, si capisce. Si fa così, tanto per scrivere due scemità.)
 
Poi, un giorno, capita che ti passano, scandendo titolo e nome per intero, la chiamata di un collega; uno con cui lavori da un po’ di tempo, archiviato come <<piacione-ricciobiondoocchiazzurri>>, sottocartella <<aperitivostracciapalle>>.
Ergo, uno da evitare come la peste … con il nome più perfetto (lo so che non si dice, ma qui è una licenza romantica) mai sentito in questa parte del mondo.
(quelli dell’altra parte, i nomi intendo, non li capirei)
Due nomi e un cognome da urlo.
 R in ogni dove.
Da brividi.
 
Fortuna che i 16 anni, ma pure i 26, ma pure i 36, sono passati.

Ma da mo’.

 

martedì 21 dicembre 2010


I sogni, secondo Freud e la sua progenie psicoanalitica, sono il mezzo con il quale il nostro subconscio comunica con noi.

Ecco, a tale proposito, volevo dire al mio subconscio:

NON SI CAPISCE UN CAZZO

giovedì 16 dicembre 2010


Lui è un mio amico.


Lo era. Ci siamo persi di vista, ma lo era.


A molti non piaceva, ma era mio amico. C'è stato un momento, difficile per me. Lui, in qualche modo, ha capito che stavo male e non mi ha mollata fino a che non mi ha visto di nuovo salda sulle gambe. In un modo tutto suo, discreto, mi è stato accanto.


 


L'hanno operato al cuore e adesso sta di nuovo bene.


 


Il cuore, lui l'ha sfiancato a forza di fuggire. Da se stesso. 


Il suo era un continuo voler stare in un posto diverso da quello in cui si trovava.


Aveva un lavoro e ne cercava altri, migliori, più prestigiosi.


Era a cena e voleva stare da un'altra parte, con altre persone.


Ha avuto cento fidanzate, mai una per volta.


 


Io. Io ho un cuore forte, abituato alla fatica.


Il mio è un cuore deforme, ma forte.


Il mio cuore, quando non deve correre, lo tengo fermo qui, tra queste mura, tra queste lenzuola.


Vuole stare esattamente dove sta.


 


E' stato un po' di tempo fa che ho deciso che sarei rimasta solo dove volevo davvero stare.


 


Spero che anche il cuore del mio amico, adesso, stia bene dove si trova.

mercoledì 15 dicembre 2010


Questa cosa qua sotto, l'ha scritta Avvocanzo.
 


E' una delle considerazioni più interessanti mai scritte sulle relazioni tra uomini (nel senso di maschi) e donne (nel senso di femmine). 
Fatta eccezione per quelli di canale 5.



http://codiceincivile.splinder.com/post/23696728/gli-uomini-sposano-le-sciacquette 

...

Ciò che accomuna stronzi, stronze, perfettini, vergini, gatte morte e sciacquette, sono le macchie nell'anima provocate da ogni cambio di letto.

Perchè due persone che vanno a letto insieme entrano l'una dentro l'altra. E dentro le persone ci sono le anime (proprio lì, di fianco - rispettivamente - alle ovaie e alla prostata).

...


lunedì 13 dicembre 2010


E' natale. Più o meno.
 


E' possibile percepirlo dal sensibile aumento dell'illuminazione stradale e dell'idiozia di contesto.


Un indicatore infallibile è, poi, l'esponenziale aumento del numero di inviti a cena, pranzo, aperitivo delle sette, happy hour delle sei, té delle cinque, caffè delle tre, tramezzino di metà giornata.



Perchè tutto ciò accada è questione da indagare.


 


Cari voi che mi invitate, non ci riuscite proprio a mangiare da soli in questo periodo? 


 


A cosa si deve l'insorgere della incomprimibile, irrefrenabile, ineluttabile, imprescindibile, inenarrabile, inconsulta (e vabbè, quella) voglia/necessità di vedermi per farmi gli auguri e stampare baci (va da sè) unti sulle mia guance ... e buon natale e ti auguro ogni bene e siamo tutti più felici?


 


Quelle che seguono le possibili risposte:


 


Lo si fa per corrispondere ad un ruolo sociale e mantenere/rafforzare ottime relazioni in campo professionale (fatica sprecata, in genere).


 


Perchè così si fa, e basta. E poi perchè tutte queste domande che fanno male, accentuano le rughe di espressione e possono compromettere il lifting nuovo nuovo (e c'hai ragione pure tu).


 


Alcuni devono farlo perchè, altrimenti, senza il natale, la pasqua, il ferragosto, i compleanni, gli anniversari, proprio non riuscirebbero a dare un senso alla propria esistenza (vuoto di senso - i giorni dell'abbandono).


 


E vabbè, poi ci sono i deficienti, quelli che proprio non ce la fanno a superare l'infantile attaccamento alla festa.


 


Infine, ci sono quelli che diffondono inviti per porre le basi della "tradizionale scopata di natale".
Il principio è lo stesso della pesca a strascico.
E noi vogliamo condannarli per questo?
no davvero.
E' natale, è natale, si può dare di piùùù.


 


Il fatto è che, io, il natale non lo "sento", mannaggia.
E non sento nemmeno il telefono. 
Chest'è.