domenica 25 ottobre 2009

Hai le ruote un po’ sgonfie

Aveva un sorriso gentile e se voleva tentare un approccio lo ha fatto in modo garbato.
Il fatto è che le ruote del mio motorello erano effettivamente sgonfie ma, nonostante l’evidenza, mi ha indispettito che un maschio, su uno scooter lucido e potente, me lo facesse notare.
Ho risposto un “grazie” che sapeva d’acido e sono ripartita con un’accelerata che ha provocato una nube tossica paragonabile a quella sprigionata dall’incendio di un deposito di copertoni.

[Il mio motorello è del ’97 (millenovecento), ha il parabrezza lesionato, un buco nella carrozzeria (carrozzeria, però, è una parola grossa) la cui causa mi è ignota e dal quale escono dei fili, le altre parti sono fatte di una lega di ruggine e sporco, e cigola.]

Mi ha dato fastidio perché ho fatto la figura della femminuccia che non conosce il ruolo di olio, gomme e freni, e si affida all’oroscopo anche per capire quando deve fare benzina.
Sapevo quali erano le condizioni delle ruote e avrei potuto fermarmi in qualsiasi momento dal benzinaro di fiducia e chiedergli di intervenire.
Non l’ho fatto, perché significava chiedere aiuto… e io proprio non ce la faccio a chiedere aiuto. Ci provo ogni tanto, per fare esercizio, ma non mi esce la voce, solo un mugugno incomprensibile tipo quello di Fonzie di Happy days quando chiedeva scusa…hei!!

E poi, a dirla tutta, anche nel settore “aiuto meccanico per donne sole” vale la regola della gnocca.  Se porti tacco-gonna-capello lungo, anche se sei tendenzialmente cozza, il meccanico/benzinaro accorrerà in aiuto della pulzella incapace in difficoltà. Se, invece, il tuo sex appeal è quello un ragazzetto arruffato con i capelli in crisi d’identità, il suddetto ci metterà una vita ad accorgersi della tua esistenza in vita e neppure il tuo sguardo implorante e colpevole lo muoverà a compassione.

Per questo, nel tempo, ho cercato di imparare a fare da sola.
IO sono il mio meccanico, idraulico, elettricista, autista trasportatore, facchino…e pure il mio scassaminchia di fiducia (mi fracasso le balle da sola, quando non ci pensa qualcun altro).

Il problema è il RUOLO, quello che ti hanno assegnato, quello che tu stessa ti sei cucita addosso.



Mamma, puttana o brutta copia di un uomo,
solo questo può essere una donna in questa parte di mondo…

E’ il verso di una canzone degli Almamegretta (e che ve lo dico a fare), che dice quasi tutto quello che c’è da dire sul ruolo delle donne.

(Sentite qua:  http://www.youtube.com/watch?v=2gpXI3QV3Uo )

NUN TE SCURDA’
 “Mamma, puttana o brutta copia 'e n' 'ommo,
chest' è na femmena int' 'a chesta parte 'e munno”


vorrei essere apprezzata non per i maschi sgravati, non per il mio corpo, non per i colpi che ho dato, ma soltanto perchè sono stata femmina... solamente femmina.

Vabbuò va...

martedì 13 ottobre 2009

“l’uomo-mummia”

Questa strana tipologia di essere umano presenta caratteristiche del tutto simili a una mummia, appunto.
Non parla, cammina rigido e assente, non sorride (al massimo emette uno sghignazzo inquietante, un rumore simile a uno stridio, però aspirato), mangia un panino al bar a testa bassa e, ogni tanto (ma proprio ogni tanto), con tono strascicato, interviene nella conversazione con una frase del tutto inutile…del tutto inconferente.

A volte, però, capita che anche le donne eccezionali (siamo tutte così, Mblu, non sentirti sola) si lascino ingannare dai silenzi dell’uomo-mummia immaginando, dietro a quei silenzi, chissà quale mistero, quale personalità complessa e tormentata, un essere dalla vita interiore stupefacente.
Stupefacente, si…nel senso che annebbia la mente.
Dura poco, però, e non fa troppi danni.

Col tempo, e dopo una frequentazione che equivale a guadagnarsi le indulgenze necessarie ad accedere al paradiso passando per il portone principale (quello riservato alle vergini e martiri, per intenderci), si capisce che dietro quei silenzi c’è, in effetti, il NULLA.
...nada, nicht, niente di niente.
 L’uomo-mummia non parla semplicemente perché non ha niente da dire: l’imperscrutabilità del vuoto.
Vuoto spinto.

“Spinto”, ma non in quel senso.
Certo, ci si può chiedere se l’accoppiamento con l’uomo-mummia possa ritenersi biologicamente accettabile. E si potrebbe chiedere, pure, il parere di qualche inutile comitato etico (tipo il MOIGE … vabbuò, è quello che è).
Domanda: fareste accoppiare (previa imposizione del sacro vincolo matrimoniale, per carità, non sia mai senza) vostra figlia con l’uomo-mummia?
E ‘mo (a beneficio dell’etnia leghista, sta per “adesso”) che rispondi Moige?

Attenzione, l’uomo mummia sta tornando…
Fossi in voi nasconderei le monetine della macchinetta del caffè.
Io vi ho avvisate.


lunedì 5 ottobre 2009

In quei giorni


Si, insomma, quelli.
Sindrome premestruale, si chiama, ed è la punizione divina assegnata alle femmine perché parlano.
Parlano e non pensano che, alle volte, un ostinato silenzio è l’unica salvezza.

Alle donne, in quei giorni, dovrebbe essere interdetta qualsiasi forma di comunicazione.
Telefono, cellulare, mail, fax, piccione viaggiatore, post-it, ma anche sguardi, pensieri, il tasto “rispondi”: tutto bloccato fino ad allarme cessato.
Basta aspettare un paio di giorni e la tempesta ormonale si placa.

E, invece, parliamo anche in quei giorni e facciamo danni, più o meno reversibili. E, con le parole e gli estrogeni, vanno via dignità e reputazione...mannaggia.

A questo punto, il maschietto che legge, gongolante come un nano da giardino ubriaco, starà pensando <<vedi, sempre avuto ragione, le femmine sono biologicamente limitate!>>.

La risposta è nel vento.
Parli proprio tu, che vivi in balia del testosterone (produzione propria o aiutato con la pillolina blu) per 365 giorni l’anno!

Che, poi, a voler essere onesti, se si parla di equilibrio, tenuta, stabilità, compattezza, affidabilità, non avete niente da insegnare.
Quanto alla carrozzeria, di quella si può discutere…